Non sarà un caso che questo minuscolo, raccolto paese di fondovalle sia stato qualificato come “villaggio ideale d’Italia”; il carattere del luogo, l’ubicazione adagiata sul fondo di un’aperta valletta, il profilo abitativo ricco di stile, l’assenza di inquinamento, un’aria purissima e un traffico limitato, qualità non disgiunte da una buona ricettività, ne fanno meta prediletta del turismo valsesiano.
Un bacino verde e soleggiato fa da cornice al paese, fra conche di abeti e larici e pascoli distesi. Siamo nel cuore del Parco Naturale Alta Valsesia, comprendendo qui, più che altrove, quanto preziosa sia la conservazione ambientale e come alla montagna, così espressa, si debba rispetto e cura costante.
A Carcoforo si giunge sempre costeggiando l’Egua, che qui scorre su ampi pianori, pascoli e dolci declivi, divenuti un paradiso per lo sci di fondo: la scenografia naturale di Carcoforo è incantevole ma armonioso è anche il suo insediamento abitativo, forse risalente all’epoca delle colonizzazioni walser. Influenze d’oltralpe sono per la verità presenti anche nei costumi e in alcuni particolari delle abitazioni.
Tutto in questo paradiso naturale ispira pace e tranquillità, stabilendo con la località un rapporto “ideale” che induce ad una sosta prolungata e ad una visita più approfondita. A cominciare dall’Arco della buona accoglienza eretto nel ‘700 e restaurato nella prima metà del secolo scorso, conservato con cura e singolare di biglietto da visita, almeno un tempo, del luogo. Inerpicandosi verso il centro (il paese è tutto in salita), fra selciati centenari e stretti passaggi fra le linde, tipiche case, si giunge al quartierino dove sorgono una vicina all’altra, la chiesa parrocchiale di Santa Croce, l’Oratorio della Madonna delle Grazie e la Casa Parrocchiale.
Santa Croce risale al ‘600 e ha un aguzzo campanile, caratteristica del paese e della conca nella quale svetta in ogni immagine: buona architettura, con stucchi ed ornati rimarchevoli, maestoso interno ad unica ampia navata dove si ammirano tele, statue, dipinti di pregio; slanciata l’ancona in legno dorato e notevoli le ricche balaustre in marmo verde di Cilimo di Roccapietra. Nel vicino Oratorio delle Grazie, luogo di devozione sentita, opere lignee di pregio di autori valsesiani secenteschi e bei lavori di stucco. Al Gabbio Grande ai piedi di un dolce crinale montano, la “Madonna della Neve”, un settecentesco oratorio con un gentile porticato e un affresco in facciata dell’Orgiazzi.
La visita attenta del paese non può dirsi completa senza notare da vicino le affreschi esistenti ancor oggi su diverse antiche case, con scene di vita religiosa, opera di sconosciuti artefici valsesiani, piccoli, genuini capolavori, testimoni di un attaccamento al paese e di una profonda fede.
Carcoforo apre le porte, in modo palese ed invitante, all’escursionismo più impegnativo, con la splendida corona di montagne che ne cingono il territorio: Montevecchio, Palone del Badile, Pizzo Tignaga. Tutti attorno ai 2700 metri, il Piovale e il Rifugio “Boffalora”, del Cai di Boffalora Ticinese, incantevole passeggiata prima di raggiungere il Colle d’Egua da cui si gode un panorama mozzafiato sulle catene montuose della regione.
In paese vi scorre anche il torrente Trassinera, sul lato opposto dell’Egua, proveniente dai soprastanti alpeggi estivi che confinano con la Val Quarazza e sui quali si incontra il Rifugio Massero, nel cuore del Parco Naturale che sovrintende tutte le zone di testata estrema della Valsesia; ovviamente il panorama è stupendo con un “Rosa” quasi a portata di mano.
Non trascurabile certamente è il ruolo assunto dal paese nell’ambito turistico-sportivo, dove alpinismo, trekking, pesca sportiva, sci di fondo con adeguate e facili piste, sci alpinismo sui colli del circondario e mountain-bike trovano felici espressioni e adeguatissime offerte, ben integrate con i servizi ricettivi.