Veduta del paese
Veduta del paese

ORIGINI LONTANE, FORTIFICAZIONI ED IL PERSONAGGIO DI FRA DOLCINO INCURIOSISCONO IL VISITATORE

Il territorio su cui sorge Prato Sesia, in epoche preistoriche era occupato da un mare caldo di tipo subtropicale. E’ testimonianza di questa presenza la numerosa fauna fossile ritrovata in regione Vaglio, all’ interno del Parco Naturale del Monte Fenera, databile a 3,5 milioni di anni fa, e certamente tra le più interessanti dell’area pedemontana.

Il territorio fu poi toccato anche dalla presenza romana, come testimoniano i ritrovamenti di anfore e monete in regione San Grato.

In un diploma di Enrico II del 1014 il paese viene citato in un documento per la prima volta ufficiale, con il nome però di Karon, che pare voglia significare “Sopra le acque”. Infatti, secondo la tradizione, un grande lago si estendeva nei tempi passati tra la collina di Sopramonte e quella di San Lorenzo, dove ora sorge il paese.

Nel ‘200 il Borgo era già diviso in Prato Nuovo e Prato Vecchio, (rioni tuttora esistenti), con in mezzo il castello di Sopramonte, ma era pur sempre, e così rimase per secoli, frazione di Romagnano. Solo verso la metà del Cinquecento, dopo lunghe liti poté finalmente costituirsi comune a sé.

Nel 1862, con l’Unità d’Italia, Prato aggiunse “Sesia” al suo nome.

Il ‘900 è stato il secolo della trasformazione del Borgo da agricolo ad industriale, nonostante la lunga e lacerante parentesi della 2° guerra mondiale in cui fu teatro della resistenza partigiana contro i nazi-fascisti.

Prato Sesia oggi è diviso nei rioni di Prato Vecchio (Prà Vègia)Prato Nuovo (Prà Nova), e Gabbio. Fanno parte del comune di Prato Sesia anche le frazioni di BaragiottaCa' Bianca" e "Ca di Spagna.

 

Secondo alcuni storici, proprio a Prato Sesia, intorno al 1270 nacque, quella singolare figura di eretico, mezzo predicatore e mezzo brigante, che fu Fra Dolcino.  A capo della setta degli Apostolici mise a ferro fuoco la Valsesia e la Valsessera. Dolcino decise di occupare militarmente la Valsesia e di farne una sorta di territorio franco dove realizzare concretamente il tipo di comunità teorizzato nella propria predicazione. Fu poi arrestato dalle truppe del Vescovo di Vercelli dopo un lungo assedio al Monte Rubello (sopra Trivero), e condannato a morte dall’inquisizione insieme a Margherita, la compagna di sempre. Nessuno ha influenzato nei secoli l’immaginario valsesiano quanto questo personaggio immortalato da Dante nella Divina Commedia.

Altra figura importante che trovò le proprie origini a Prato Sesia nel 1792 , fu Giacomo Antonini, eroico ed avventuroso combattente che bruciò le tappe della carriera militare nell’esercito di Napoleone tanto da meritarsi la Legion d’Onore francese ed il grado di generale, per la liberazione della Polonia dal dominio russo. 

Altro illustre pratese è stato Alessandro Fasola, che prese parte a molti moti insurrezionali risorgimentali. Dopo la I guerra d'indipendenza tornò a Prato dove assunse la carica di Sindaco. All'età di 60 anni si arruolò nei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e nel 1860 prese parte alla spedizione dei Mille. Morì il 19 aprile 1881.

 

Tra gli edifici storici di Prato Sesia, la Chiesa parrochiale di S. Bernardo è molto antica, se ne hanno notizie già dal XIV secolo. Ha tre navate la cappella di destra, chiamata "cappella del rosario" è la più affrescata: riporta scene della vita di Gesù dipinte da un pittore romagnanese: Tarquinio Grassi, nel 1713. È stata restaurata da Bramante, con la collaborazione di altri pittori. La cappella di sinistra, chiamata "cappella di Santa Marta" è arricchita da bassorilievi decorati raffiguranti le quattro virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza, realizzate verso la fine del Settecento, si cui non si conosce l'autore.

L'organo del paese è uno dei più belli della zona ed è costituito di ben 1468 canne ed è in grado di simulare i timbri dei flauti e degli strumenti ad arco.

La chiesette della natività di Maria Vergine detta anche più semplicemente "chiesetta del castello" è la più amata dai pratesi, sicuramente per la sua suggestiva posizione sull'alto della collina, circondata dalle rovine del vecchio castello il cui nucleo originario risalirebbe almeno al XII secolo. È dedicata alla natività di Maria e vi è conservata una statuetta lignea della Madonna, che si dice provenga dalle rovine dell'incendio del Castello.

Nelle vicinanze della chiesetta del castello sorge la torre medioevale di vedetta del castello di Sopramonte alta circa 29 metri e ancora ben conservata ma non visitabile, simbolo del paese.

Dietro la chiesetta, da dove si può avere una vista stupenda del paese e delle Alpi, ci sono resti di un castello: "i casaci". La leggenda vuole che una galleria lo colleghi al Castello di San Lorenzo, sulla collina di Gattinara. L'imbocco di questa galleria si trova sotto "i casaci", nella parte esposta verso nord.

 

 

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